evento per la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne organizzato da SOS RAZZISMO Italia
Campidoglio, sala della Promoteca, Roma 23 Novembre 2023 h 15.30-19 info evento
mostra dell'artista iraniana Maryam Pezeshki
intervento di Franca Marini la rivolta delle donne e la creazione artistica
- elaborazione dell’intervento omonimo in occasione della presentazione del libro DIAGONALE DI LUCE, antologia di Nidaa Badwan artista e fotografa palestinese, Università degli Studi di Siena, Palazzo San Galgano 24 Marzo 2023 info evento
- il testo dell'intervento è stato pubblicato sul mensile Left n.3, Marzo 2024, pp. 86-91 L’ARTE DELLA RIVOLTA, AL FEMMINILE
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trascrizione intervento la rivolta delle donne e la creazione artistica:
Prendendo spunto dal titolo dell’evento, il Coraggio delle Donne, e dal trovarsi qui, all’interno di questa prestigiosa sala in Campidoglio, per inaugurare la mostra dell’artista e attivista iraniana Maryam Pezeshki, cercherò di sviluppare il tema della creazione artistica femminile, in particolare laddove sistematica è la violazione dei diritti umani, soprattutto nei confronti delle donne.
Mi ricollego al mio intervento a marzo di quest’anno all’Università di Siena in occasione della presentazione dell’antologia Diagonale di Luce dell’artista e fotografa gazawi Nidaa Badwan, arrestata dalla polizia di Hamas durante l’allestimento di una mostra a cui partecipava insieme a dei colleghi artisti senza indossare il velo.
Come Maryam Pezeshki incontra l’Italia grazie alla sua passione fin dall’infanzia per l’arte, così anche Nidaa riuscirà nel 2015 a uscire da Gaza e giungere in Italia attraverso l’arte, attraverso il valore riconosciuto a livello internazionale del suo lavoro d’artista. Otterrà infatti la libertà sia dai dettami di un regime maschilista che dalla violenza di una forza occupante - l’assedio della Striscia di Gaza da parte dello Stato di Israele - grazie agli scatti fotografici da lei realizzati della sua camera dove trascorrerà quasi due anni di auto-reclusione forzata.
1 Nidaa Badwan, serie 100 giorni di solitudine 2014
Le donne, come sappiamo, erano già scese in piazza con gli uomini nel 2010-11 durante la cosiddetta Primavera Araba.
Con l’arresto da parte della polizia morale di Amina Mashi a Teheran e la sua morte il 16 Settembre 2022, si determina una vera e propria ondata di rivolte, l’insorgere di movimenti di libertà dai regimi dittatoriali portati avanti soprattutto dalle donne, in particolare in Iran ma anche, ed è importante sottolinearlo, in Afghanistan dove il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto del 2021 ha causato l’immediata perdita da parte delle donne dei diritti fondamentali conquistati nei due decenni precedenti. Malgrado l’intensificarsi della repressione, dopo oltre un anno le donne in Iran continuano a rischiare la loro vita scendendo in piazza rifiutandosi di indossare l’hijab.
Purtroppo l’attenzione mediatica internazionale sulle loro lotte si è nel frattempo affievolita nonostante Masha Amini e le donne iraniane del movimento Donne Vita Libertà a ottobre siano state le vincitrici del prestigioso Premio Sakharov, la massima onorificenza riconosciuta dal Parlamento Europeo a chi lotta per il rispetto dei diritti umani.
E’ possibile per tali regimi tollerare l’identità di una donna artista? Mi riferisco non solo alla Repubblica Islamica dell’Iran e a quella dell’ Afghanistan ma a tutti quei regimi dove una particolare interpretazione della legge islamica giustifica la totale negazione dell’identità delle donne e il controllo-dominio da parte degli uomini sul loro corpo, in una spirale crescente di odio e violenza – ricordo anche le donne colpite durante le manifestazioni agli occhi – che può condurre alla loro uccisione, come lo è stato per Amina.
La percezione del corpo della donna come tentatore e peccaminoso che deve essere mortificato e nascosto alla vista, ha però permeato, attraverso il cristianesimo, anche la storia della cultura occidentale. Sarà poi doveroso per lo meno accennare in quale misura l’immagine di donna artista venga accettata all’interno della nostra società dove la libertà di espressione è garantita sia agli uomini che alle donne e dove la piaga del femminicidio, l’accanimento mortale verso il corpo della donna, non accenna a placarsi.
Nei paesi dittatoriali l’arte non può essere ricerca: può essere celebrativa come lo è stato il Realismo Socialista in Unione Sovietica, oppure evasione dalla realtà – ricordo che Adolf Hitler era un abile acquarellista. L’artista, che non può prescindere dal rapporto con il mondo che lo circonda, è tale se riesce ad accedere a una dimensione interiore di fantasia attraverso cui la rappresentazione della realtà diventa prefigurazione di un nuovo, di una speranza dalla quale può scaturire la bellezza.
L’espressione artistica laddove l’annullamento dei diritti umani della persona ha generato orrori indicibili – pensiamo ai 30.000 disegni rinvenuti nei campi di sterminio nazisti (1) – assume però un’ulteriore, specifica valenza e cioè quella di opposizione vitale all’annientamento della propria persona. Immaginare è forse l’unico diritto umano che nessun regime per quanto violento riesce a negare, né agli uomini né alle donne.
La lotta d’emancipazione all’interno di regimi totalitari portata avanti anche dalle donne artiste può raggiungere un carattere particolarmente sovversivo ma credo sia impossibile anche solo ipotizzare che, laddove alla donna è richiesta umiliazione e passività, possa esserle concessa l’identità di artista in quanto la creatività, l’immaginazione, appunto, sfugge a ogni forma di controllo e sottomissione.
E’ per scongiurare una repressione che può essere mortale che molte artiste anche di fama internazionale, come le iraniane Shiva Ahmadi e Shirin Neshat, vivono oggi in esilio da dove, con la loro arte, continuano a sostenere le battaglie delle donne nei loro Paesi d’origine, così come la pittrice e scultrice Maryam Pezesvky – le cui opere vi invito a vedere al termine dell’incontro – che da anni in Italia è impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti delle donne in Iran.
2 Shiva Ahmadi, Umbilical (the courage of Eve) 2022
3 Shirin Neshat, senza titolo (Women of Allah) 1996
Anche Shamsia Hassani, la prima street artist donna afghana, è oggi costretta a vivere e operare fuori dal suo Paese.
La Street Art è una delle forme d’arte di protesta più diffusa per la rapidità di esecuzione e per il forte impatto e visibilità ma in Afghanistan può essere estremamente rischiosa soprattutto se praticata da una donna.
4-5 Shamsia Hassani, Kabul, Afghanistan
Ciò lo era già prima del recente ripristino del regime dei Talebani. Per il suo coraggio, Shamsia è stata insignita di premi internazionali e inserita nella lista 100 Women 2021 stilata dalla BBC.
A proposito del Coraggio delle Donne, è importante ricordare quello delle make up artists afghane scese in piazza a Kabul di recente, lo scorso luglio, per protestare contro la decisione del governo d’imporre la chiusura dei Beauty Salons – manifestazione pacifica ma subito dispersa dalla polizia anche con colpi d’arma da fuoco.
Grande coraggio e audacia dimostrata anche dalle donne performers che si sono esibite cantando e danzando senza il velo a Teheran l’8 marzo in occasione della Giornata Internazionale della Donna delle quali è stato diffuso in rete un video.
6 Beauty Salon in Afghanistan
Tra le piattaforme on line, cito Iranian Women Of Graphic Design oggi aperta a designers iraniani e non i cui lavori, le cui immagini sono state usate per le proteste, sia on line che nelle strade di tutto il mondo, seguite all’uccisione di Masha Amini.
Ricordo infine il gruppo AIA Artist Iranian Anonimous, con sede in Iran e nel resto del mondo, costretto all’anonimato a causa degli arresti e le minacce di morte ricevute anche dai familiari degli artisti che compongono il gruppo. Di AIA ricordo l’installazione realizzata al Guggenheim Museum di New York il 22 Settembre 2022: senza nessuna anticipazione per i presenti, dall’ultimo piano del museo sono stati calati 12 banner rossi con la scritta, in arabo e in inglese, Donna Vita Libertà e lo stencil nero del volto della ragazza 22enne Mahsa Amini.
7 Iranian Women of Graphic Design
https://designby-women.com/iranian-women-of-graphic-design/
8-9 AIA, Guggenheim Museum di New York 22 Settembre 2022
La performance è stata ripetuta due mesi dopo al SFMOMA, al museo di arte moderna di San Francisco.
10 AIA, SFMOMA, San Francisco 22 Novembre 2022
Come dicevamo sopra, fantasia, creatività e regimi totalitari non sono mai andati di comune accordo, basti ricordare la denominazione di arte degenerata coniata dal regime nazista per le opere dell’arte moderna.
11 Entartete Kunst (Arte Degenerata) mostra itinerante inaugurata all’Istituto di Archeologia di Monaco di Baviera il 19 Luglio 1937. L’ingresso è gratuito. Circa 650 opere dell’Impressionismo, Espressionismo, Cubismo, Dadaismo, Surrealismo vengono esposte prima di essere poi programmaticamente distrutte.
L’arte ha in sé un elemento rivoluzionario poiché dà forma a scenari inediti, propone una trasformazione attraverso nuovi linguaggi anche se talvolta non immediatamente riconoscibili come tali o accettati dal resto della società. Nuovi linguaggi e nuovi contenuti di cui si sono fatte artefici, all’interno del panorama dell’arte contemporanea occidentale, anche molte donne artiste, negli ultimi decenni in numero sempre maggiore.
2-13 Eva Hess, Expanded Expansion / Contingent 1969
Esponente del post-minimalismo, pioneristiche le sue ricerche sull’utilizzo di nuovi materiali
Nonostante i movimenti di liberazione e di rivolta delle donne già iniziate nel XIX secolo e riproposte con vigore nei più recenti anni ’60, dai dati raccolti risulta però evidente come ancora si fatichi a riconoscere alle donne uguali potenzialità e meriti degli uomini, anche in campo artistico. Condizionamenti e retaggi culturali di una società millenaria patriarcale che possono incidere anche sulle artiste stesse, talvolta non altrettanto determinate come i colleghi maschi a portare avanti la propria ricerca artistica e a vederne riconosciuto il valore e questo nonostante il numero di studentesse iscritte alle scuole d’arte sia di gran lunga superiore a quello degli studenti, un trend non solo italiano.
Secondo i dati di una ricerca condotta nel 2020 da Kooness, una piattaforma digitale operante in campo artistico e nata a Milano, il gender gap è ancora presente tra il numero di artiste e di artisti a cui vengono assegnati i più prestigiosi premi internazionali d’arte contemporanea. La disparità aumenta con il valore monetario attribuito alle opere di artiste donne, solo una frazione di quelle di artisti uomini.
L’iniquità nel mondo dell’arte occidentale investe non solo il genere, ma anche la provenienza degli artisti. Secondo il National Museum of Women Arts, nelle più importanti collezioni museali degli USA l’86% circa delle opere sono realizzate da artisti uomini bianchi.
14 Angèle Etoundi Essamba, A-FIL-LIATION-06, Cameroon, Biennale di Venezia 2022
In controtendenza, è importante rilevare che alle ultime due Biennali d’Arte di Venezia il numero di artiste donne è stato superiore a quello degli uomini, arrivando addirittura a un quasi 90% di presenza femminile nella Biennale del 2022, scelta coraggiosa della curatrice Cecilia Alemani anche per l’apertura a un numero consistente di nuovi paesi africani.
Per concludere, esiste un’arte femminile e una maschile? Personalmente credo che il discorso artistico trascenda la questione di genere. La creatività artistica è un aspetto specifico della creatività umana, una potenzialità che affonda in pulsioni originarie proprie dell’essere umano e che non può essere categorizzata in nessun modo.
L’arte è per antonomasia un linguaggio universale, capace di suscitare emozioni, creare una risonanza con gli altri indipendentemente da cultura, origini, razza e anche genere.
Dobbiamo però amaramente constatare come per secoli nella nostra società occidentale la creazione artistica sia stata quasi completamente preclusa alle donne che per lungo tempo non hanno potuto contribuire, insieme agli uomini, allo sviluppo di nuove forme espressive, alla ricerca, tramite immagini, di rappresentazioni sempre più vere e profonde della dimensione collettiva e sociale umana.
(1) per questo tema v. Franca Marini. Arte, Memoria e Diritti Umani, intervento in occasione dell'evento IPEAH
CONOSCENZA, MEMORIA E DIRITTI UMANI, Roma 27 Gennaio 2023 info evento e testo intervento
Campidoglio, sala della Promoteca, Roma 23 Novembre 2023 h 15.30-19 info evento
mostra dell'artista iraniana Maryam Pezeshki
intervento di Franca Marini la rivolta delle donne e la creazione artistica
- elaborazione dell’intervento omonimo in occasione della presentazione del libro DIAGONALE DI LUCE, antologia di Nidaa Badwan artista e fotografa palestinese, Università degli Studi di Siena, Palazzo San Galgano 24 Marzo 2023 info evento
- il testo dell'intervento è stato pubblicato sul mensile Left n.3, Marzo 2024, pp. 86-91 L’ARTE DELLA RIVOLTA, AL FEMMINILE
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trascrizione intervento la rivolta delle donne e la creazione artistica:
Prendendo spunto dal titolo dell’evento, il Coraggio delle Donne, e dal trovarsi qui, all’interno di questa prestigiosa sala in Campidoglio, per inaugurare la mostra dell’artista e attivista iraniana Maryam Pezeshki, cercherò di sviluppare il tema della creazione artistica femminile, in particolare laddove sistematica è la violazione dei diritti umani, soprattutto nei confronti delle donne.
Mi ricollego al mio intervento a marzo di quest’anno all’Università di Siena in occasione della presentazione dell’antologia Diagonale di Luce dell’artista e fotografa gazawi Nidaa Badwan, arrestata dalla polizia di Hamas durante l’allestimento di una mostra a cui partecipava insieme a dei colleghi artisti senza indossare il velo.
Come Maryam Pezeshki incontra l’Italia grazie alla sua passione fin dall’infanzia per l’arte, così anche Nidaa riuscirà nel 2015 a uscire da Gaza e giungere in Italia attraverso l’arte, attraverso il valore riconosciuto a livello internazionale del suo lavoro d’artista. Otterrà infatti la libertà sia dai dettami di un regime maschilista che dalla violenza di una forza occupante - l’assedio della Striscia di Gaza da parte dello Stato di Israele - grazie agli scatti fotografici da lei realizzati della sua camera dove trascorrerà quasi due anni di auto-reclusione forzata.
1 Nidaa Badwan, serie 100 giorni di solitudine 2014
Le donne, come sappiamo, erano già scese in piazza con gli uomini nel 2010-11 durante la cosiddetta Primavera Araba.
Con l’arresto da parte della polizia morale di Amina Mashi a Teheran e la sua morte il 16 Settembre 2022, si determina una vera e propria ondata di rivolte, l’insorgere di movimenti di libertà dai regimi dittatoriali portati avanti soprattutto dalle donne, in particolare in Iran ma anche, ed è importante sottolinearlo, in Afghanistan dove il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto del 2021 ha causato l’immediata perdita da parte delle donne dei diritti fondamentali conquistati nei due decenni precedenti. Malgrado l’intensificarsi della repressione, dopo oltre un anno le donne in Iran continuano a rischiare la loro vita scendendo in piazza rifiutandosi di indossare l’hijab.
Purtroppo l’attenzione mediatica internazionale sulle loro lotte si è nel frattempo affievolita nonostante Masha Amini e le donne iraniane del movimento Donne Vita Libertà a ottobre siano state le vincitrici del prestigioso Premio Sakharov, la massima onorificenza riconosciuta dal Parlamento Europeo a chi lotta per il rispetto dei diritti umani.
E’ possibile per tali regimi tollerare l’identità di una donna artista? Mi riferisco non solo alla Repubblica Islamica dell’Iran e a quella dell’ Afghanistan ma a tutti quei regimi dove una particolare interpretazione della legge islamica giustifica la totale negazione dell’identità delle donne e il controllo-dominio da parte degli uomini sul loro corpo, in una spirale crescente di odio e violenza – ricordo anche le donne colpite durante le manifestazioni agli occhi – che può condurre alla loro uccisione, come lo è stato per Amina.
La percezione del corpo della donna come tentatore e peccaminoso che deve essere mortificato e nascosto alla vista, ha però permeato, attraverso il cristianesimo, anche la storia della cultura occidentale. Sarà poi doveroso per lo meno accennare in quale misura l’immagine di donna artista venga accettata all’interno della nostra società dove la libertà di espressione è garantita sia agli uomini che alle donne e dove la piaga del femminicidio, l’accanimento mortale verso il corpo della donna, non accenna a placarsi.
Nei paesi dittatoriali l’arte non può essere ricerca: può essere celebrativa come lo è stato il Realismo Socialista in Unione Sovietica, oppure evasione dalla realtà – ricordo che Adolf Hitler era un abile acquarellista. L’artista, che non può prescindere dal rapporto con il mondo che lo circonda, è tale se riesce ad accedere a una dimensione interiore di fantasia attraverso cui la rappresentazione della realtà diventa prefigurazione di un nuovo, di una speranza dalla quale può scaturire la bellezza.
L’espressione artistica laddove l’annullamento dei diritti umani della persona ha generato orrori indicibili – pensiamo ai 30.000 disegni rinvenuti nei campi di sterminio nazisti (1) – assume però un’ulteriore, specifica valenza e cioè quella di opposizione vitale all’annientamento della propria persona. Immaginare è forse l’unico diritto umano che nessun regime per quanto violento riesce a negare, né agli uomini né alle donne.
La lotta d’emancipazione all’interno di regimi totalitari portata avanti anche dalle donne artiste può raggiungere un carattere particolarmente sovversivo ma credo sia impossibile anche solo ipotizzare che, laddove alla donna è richiesta umiliazione e passività, possa esserle concessa l’identità di artista in quanto la creatività, l’immaginazione, appunto, sfugge a ogni forma di controllo e sottomissione.
E’ per scongiurare una repressione che può essere mortale che molte artiste anche di fama internazionale, come le iraniane Shiva Ahmadi e Shirin Neshat, vivono oggi in esilio da dove, con la loro arte, continuano a sostenere le battaglie delle donne nei loro Paesi d’origine, così come la pittrice e scultrice Maryam Pezesvky – le cui opere vi invito a vedere al termine dell’incontro – che da anni in Italia è impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti delle donne in Iran.
2 Shiva Ahmadi, Umbilical (the courage of Eve) 2022
3 Shirin Neshat, senza titolo (Women of Allah) 1996
Anche Shamsia Hassani, la prima street artist donna afghana, è oggi costretta a vivere e operare fuori dal suo Paese.
La Street Art è una delle forme d’arte di protesta più diffusa per la rapidità di esecuzione e per il forte impatto e visibilità ma in Afghanistan può essere estremamente rischiosa soprattutto se praticata da una donna.
4-5 Shamsia Hassani, Kabul, Afghanistan
Ciò lo era già prima del recente ripristino del regime dei Talebani. Per il suo coraggio, Shamsia è stata insignita di premi internazionali e inserita nella lista 100 Women 2021 stilata dalla BBC.
A proposito del Coraggio delle Donne, è importante ricordare quello delle make up artists afghane scese in piazza a Kabul di recente, lo scorso luglio, per protestare contro la decisione del governo d’imporre la chiusura dei Beauty Salons – manifestazione pacifica ma subito dispersa dalla polizia anche con colpi d’arma da fuoco.
Grande coraggio e audacia dimostrata anche dalle donne performers che si sono esibite cantando e danzando senza il velo a Teheran l’8 marzo in occasione della Giornata Internazionale della Donna delle quali è stato diffuso in rete un video.
6 Beauty Salon in Afghanistan
Tra le piattaforme on line, cito Iranian Women Of Graphic Design oggi aperta a designers iraniani e non i cui lavori, le cui immagini sono state usate per le proteste, sia on line che nelle strade di tutto il mondo, seguite all’uccisione di Masha Amini.
Ricordo infine il gruppo AIA Artist Iranian Anonimous, con sede in Iran e nel resto del mondo, costretto all’anonimato a causa degli arresti e le minacce di morte ricevute anche dai familiari degli artisti che compongono il gruppo. Di AIA ricordo l’installazione realizzata al Guggenheim Museum di New York il 22 Settembre 2022: senza nessuna anticipazione per i presenti, dall’ultimo piano del museo sono stati calati 12 banner rossi con la scritta, in arabo e in inglese, Donna Vita Libertà e lo stencil nero del volto della ragazza 22enne Mahsa Amini.
7 Iranian Women of Graphic Design
https://designby-women.com/iranian-women-of-graphic-design/
8-9 AIA, Guggenheim Museum di New York 22 Settembre 2022
La performance è stata ripetuta due mesi dopo al SFMOMA, al museo di arte moderna di San Francisco.
10 AIA, SFMOMA, San Francisco 22 Novembre 2022
Come dicevamo sopra, fantasia, creatività e regimi totalitari non sono mai andati di comune accordo, basti ricordare la denominazione di arte degenerata coniata dal regime nazista per le opere dell’arte moderna.
11 Entartete Kunst (Arte Degenerata) mostra itinerante inaugurata all’Istituto di Archeologia di Monaco di Baviera il 19 Luglio 1937. L’ingresso è gratuito. Circa 650 opere dell’Impressionismo, Espressionismo, Cubismo, Dadaismo, Surrealismo vengono esposte prima di essere poi programmaticamente distrutte.
L’arte ha in sé un elemento rivoluzionario poiché dà forma a scenari inediti, propone una trasformazione attraverso nuovi linguaggi anche se talvolta non immediatamente riconoscibili come tali o accettati dal resto della società. Nuovi linguaggi e nuovi contenuti di cui si sono fatte artefici, all’interno del panorama dell’arte contemporanea occidentale, anche molte donne artiste, negli ultimi decenni in numero sempre maggiore.
2-13 Eva Hess, Expanded Expansion / Contingent 1969
Esponente del post-minimalismo, pioneristiche le sue ricerche sull’utilizzo di nuovi materiali
Nonostante i movimenti di liberazione e di rivolta delle donne già iniziate nel XIX secolo e riproposte con vigore nei più recenti anni ’60, dai dati raccolti risulta però evidente come ancora si fatichi a riconoscere alle donne uguali potenzialità e meriti degli uomini, anche in campo artistico. Condizionamenti e retaggi culturali di una società millenaria patriarcale che possono incidere anche sulle artiste stesse, talvolta non altrettanto determinate come i colleghi maschi a portare avanti la propria ricerca artistica e a vederne riconosciuto il valore e questo nonostante il numero di studentesse iscritte alle scuole d’arte sia di gran lunga superiore a quello degli studenti, un trend non solo italiano.
Secondo i dati di una ricerca condotta nel 2020 da Kooness, una piattaforma digitale operante in campo artistico e nata a Milano, il gender gap è ancora presente tra il numero di artiste e di artisti a cui vengono assegnati i più prestigiosi premi internazionali d’arte contemporanea. La disparità aumenta con il valore monetario attribuito alle opere di artiste donne, solo una frazione di quelle di artisti uomini.
L’iniquità nel mondo dell’arte occidentale investe non solo il genere, ma anche la provenienza degli artisti. Secondo il National Museum of Women Arts, nelle più importanti collezioni museali degli USA l’86% circa delle opere sono realizzate da artisti uomini bianchi.
14 Angèle Etoundi Essamba, A-FIL-LIATION-06, Cameroon, Biennale di Venezia 2022
In controtendenza, è importante rilevare che alle ultime due Biennali d’Arte di Venezia il numero di artiste donne è stato superiore a quello degli uomini, arrivando addirittura a un quasi 90% di presenza femminile nella Biennale del 2022, scelta coraggiosa della curatrice Cecilia Alemani anche per l’apertura a un numero consistente di nuovi paesi africani.
Per concludere, esiste un’arte femminile e una maschile? Personalmente credo che il discorso artistico trascenda la questione di genere. La creatività artistica è un aspetto specifico della creatività umana, una potenzialità che affonda in pulsioni originarie proprie dell’essere umano e che non può essere categorizzata in nessun modo.
L’arte è per antonomasia un linguaggio universale, capace di suscitare emozioni, creare una risonanza con gli altri indipendentemente da cultura, origini, razza e anche genere.
Dobbiamo però amaramente constatare come per secoli nella nostra società occidentale la creazione artistica sia stata quasi completamente preclusa alle donne che per lungo tempo non hanno potuto contribuire, insieme agli uomini, allo sviluppo di nuove forme espressive, alla ricerca, tramite immagini, di rappresentazioni sempre più vere e profonde della dimensione collettiva e sociale umana.
(1) per questo tema v. Franca Marini. Arte, Memoria e Diritti Umani, intervento in occasione dell'evento IPEAH
CONOSCENZA, MEMORIA E DIRITTI UMANI, Roma 27 Gennaio 2023 info evento e testo intervento