Domenico Fargnoli
catalogo della mostra Sogno di un nuovo mondo - opere recenti Museo dell'Antica Grancia, Serre di Rapolano (Siena), 2001, p. 5-9
Dove nascono le idee i ricordi si intersecano in linee colorate, segni che attraversano il tempo come fasci di luce.
Linee che non sono spirali di serpe
ma sottili fili di acciaio che roteando intreccia una mano sapiente in un cavo teso sopra l'abisso del nulla.
Cos'è il pensiero?
Cos'è il pensiero che come un equilibrista posa i suoi piedi leggeri sopra una corda rossa
che, come un navigatore, unisce in una rotta due punti lontani?
Forse è una stella scura che cattura energia per donarle una forma diversa... forma diversa che emerge in linee che per un paradosso non sono più nere ma attirano il colore, segni che attraversano il tempo come fasci di luce,
come onde di musica che ascolti nella solitudine,
reti calate nel tramonto, nell'ombra subentrante della sera per catturare l'argento delle immagini.
Cos'è il pensiero...
Il calzolaio che tira con forza il filo passato nella pece non segue un'idea ma col suo grembiule sporco indossato come una pianeta non è nemmeno un filosofo socialista quanto il sacerdote di un rituale, in un lavoro da sempre lo stesso.
L'arrotino che si arrampicava nelle strade polverose con la sua strana bicicletta fermandosi sul selciato della piazza del vecchio paese attirava i bambini ed i curiosi.
Le scintille della mola erano un divertimento per gli occhi mentre la mente rimaneva vuota nell'ipnosi della ripetizione e del movimento.
Il calzolaio, l'arrotino danno solo una parvenza di nuovo a ciò che la fatica del vivere consuma: oggetti quotidiani racchiusi entro i paradigmi dell'utile e del bisogno.
Il calzolaio e l'arrotino non sono artisti...
Potrebbero aver rimosso l'angoscia e la colpa di aver perso od ucciso il proprio bambino...
...solo l'artista sente l'esigenza di una vita sempre diversa come una donna che giace nel tuo letto e non sai se la mattina la troverai al tuo fianco.
Non sai a chi domani lei regalerà la sua nascita.
L'arte non è un mestiere che si può esercitare con diligenza e continuità cosciente nell'eclettismo delle citazioni che colma il vuoto interiore, nel manierismo di reiterare i propri momenti migliori.
C'è una sapienza indecifrabile nel silenzio,
nell'immobilità apparente e nell'attesa che precede i momenti imprevedibili del fare senza sapere.
E' un segreto, ogni volta da interpretare, la lontananza, l'intervallo necessario della creazione senza il terrore del vuoto e dell'abbandono.
Che cos'è il pensiero?
Nel silenzio l'artista si interroga su quanto nella mente sfugge ad ogni controllo e potrebbe pertanto non essere ragione o coscienza.
Si interroga su quel linguaggio che sorge dentro come per una magia anche quando le labbra rimangono chiuse.
Cos'è l'eco senza suono che sentiamo, questo senso che l'occhio interno coglie in una composizione di linee senza figure?
La parola o la lettera muta ci stupisce quando cerchiamo di compiere quella capriola che riveli la sua immagine latente ed il colore del suo affetto.
La fantasia le fornisce ali di farfalla ed essa sembra posarsi sopra il bianco della tela tesa da assi di legno. Oppure si perde, falena attratta da un fuoco nella notte.
Scompare in un bagliore.
La luce di una lampada che vegliava sul lavoro fedele di Penelope l'ha resa cieca.
Lettera, parola resa cieca dalla vicinanza eccessiva della luce e da allora perduta quasi fosse una caravella alla deriva, alla deriva sull'oceano... una distesa d'acqua sempre uguale senza una rotta, senza una linea tracciata sulla rosa dei venti...
lettera, parola perduta che scivola via come il timone dalle braccia di Palinuro.
Il nocchiero si era addormentato questa volta cadendo nel sogno di un nuovo mondo.
Il nuovo mondo era solo un sogno, un sogno che poteva essere destinato a svanire in un sonno di morte.
Il sogno sarebbe stato l'illusione della vera vita oltre l'incubo della quotidianità nel momento in cui ogni gesto, ogni idea si carica di dolore.
Un dolore strano che scaturisce dal nulla della mente quando le linee sembrano diventare incisioni sulla pelle che solo l'atto di un medico può trasformare in cicatrici dando ad esse il senso della cura e della guarigione.
Dolore strano, sensazione urente che segnala un principio di congelamento prima dell'anestesia e del freddo totale che intorpidisce le membra.
Il senso e l'immagine della cura lenisce quel terrore di scoprirsi senza un pensiero proprio che può all'inizio gettarci in balia di quello che crediamo essere dolore ma che nasconde lo spavento estremo per il mistero di un linguaggio che non ci appartiene, di una parola che solo una volontà sacra e divina potrebbe aver trasformato in sofferenza della carne.
La paura più grande è perdere la mente in quel groviglio di fili che tessono le parole come ricami d'oro.
Panico incontrollabile di smarrirsi in quell'atto che quando le immagini sembrano scomparire ci fa comprendere la loro presenza nascosta in linee e segni che la malattia potrebbe rendere invece indecifrabili.
Scoprire cos'è il pensiero è capire la sua paura come un'assenza che potrebbe improvvisamente rivelarsi in una linea che spezzandosi sancisse per sempre il vuoto e la frattura.
Storicamente è stata un'idea della ragione che il pensiero non potesse pensare se stesso se non accettando la propria esistenza.
Pensare ed essere si sono uniti insieme in un legame indissolubile.
Nello stesso tempo è divenuta impensabile l'esistenza di un pensiero fuori dalla coscienza. Fuori dalla percezione certa dei sensi fisici,
dall'uso di un linguaggio che non conoscesse solo la soddisfazione dei bisogni.
E' diventata però incomprensibile anche l'assenza del pensiero nella ragione stessa che ha cercato il fondamento di tutto, la certezza assoluta nella mostruosità di una percezione delle cose materiali che può essere scissa dalla vitalità e dall'inconscio.
Ma l’arte è stata spesso nemica della ragione.
Essa ci ha sovente mostrato che il pensiero esiste anche nell'assopimento momentaneo della coscienza in cui l'artista crea l'immagine come posseduto dalla diversità del proprio fare irrazionale, dalla rivelazione di un'estraneità che, inspiegabilmente, non è malattia o dissociazione.
L'immagine espressa nella materia dell’opera d'arte non esiste altrove che nella mente di chi l'ha creata
e di chi è in grado di percepirla da segni particolari, linee che guardando il profilo di una statua si formano solo nell'inconscio dell'uomo.
Quest'ultimo ha in sé una bellezza che non esiste in natura.
La lettera, il profilo scolpiti nella roccia conservano la traccia di un'intenzionalità che può attendere anche per millenni qualcuno che con lo sguardo le ridoni nuova vita.
Un crinale eroso dal vento è, invece, una forma casuale senza contenuto. Non ha senso se non nelle metafore dei poeti e nelle creazioni dei pittori che hanno usato e deformato il paesaggio, la montagna, come Cezanne, per esprimere se stessi.
Nel sonno l'artista sogna... ma non genera mostri...
sogna un nuovo mondo senza lasciar scivolare, come Palinuro, il timone.
Senza perdere la rotta per quella scomparsa della linea che creerebbe l'irrealtà di una visione di solo colore.
Follia sarebbe una pittura senza contorni fatta di scotomi luminosi, cecità di punti e macchie senza definizione.
L'artista sogna e forse in questo modo accetta l'esistenza del pensiero inconsapevole,
si abbandona ad una passione col rischio che potrebbe non avere futuro, solca un mare attratto dalla bellezza incurante se domani ci sarà tempesta.
Così la vita passa e gli eventi accadono e noi ci accorgiamo solo dopo di essere stati gli artefici inconsapevoli del nostro destino senza intervento della coscienza, senza il fatalismo della ragione.
L'essere, il pensiero ci investe e ci travolge piacevolmente con il suo incessante movimento che è come un'onda che ci colga di sorpresa...
...sentire che siamo...
...noi siamo mentre l'immagine, il linguaggio interno si forma e si definisce da solo e si trasforma talora in gesto..
..gesto del disegnare, del dipingere, dell'incidere...
..gesto del dire senza rendersi conto...
ma anche gesto del curare quasi senza volere mentre l'altro afferra una corda invisibile, un filo sottile che vibra e trasmette le parole di una continua e solo in parte volontaria ricerca.
Il medico, lo psichiatra che con la parola cura il suo paziente può quindi essere considerato anche lui un artista?
Certo c'è stato un tempo in cui non sapeva o non gli interessava di esserlo quando aveva tessuto, come un bruco laborioso, i bozzoli di seta dai quali le idee erano volate via per gonfiare le vele degli emuli di Colombo,
quando con la geometria di piccoli rami, foglie ed erba, aveva costruito quel nido su cui un uccello con la macchia gialla sulla testa aveva deposto un sogno,
uovo maculato destinato ad una lunga incubazione.
Sogno di un nuovo mondo destinato a schiudersi in una visione, in un'immagine artistica che non si perdesse nella veglia e che non scomparisse in un sonno di morte.
Forse lo psichiatra è stato costretto ad essere anche artista per creare un linguaggio nuovo e diverso, per esplorare quel continente sconosciuto dove nascono e muoiono le idee degli uomini, dove i ricordi si intersecano in linee colorate, si sovrappongono come onde di musica, si intrecciano come reti calate nel tramonto.
L'interpretazione dei sogni fa nascere le idee, camminare le statue, nutre di sangue il pallore dei quadri.
Si potrebbe scoprire allora che l'opera d'arte è la persona, il corpo vivente che si trasforma mentre compare la linea e l'immagine diventa parola.
...cos'è il pensiero...
...un frutto proibito strappato dalle spire di un serpente.
Esso ridona la bellezza e fa sparire le ferite mentre il filo tagliente di una lama incide la sofferenza con la quale una divinità malvagia ha punito il desiderio di conoscenza.
La follia di un rapporto senza affetti
è solo un ricordo lontano,
la maledizione ed il demone di uno sciamano
di fronte alla quale non si può che sorridere.