progetto di Fabio Mazzieri e Monica Putti, brochure con testo critico di Esther Biancotti
Franca Marini, ceramica Raku e filo di rame, 20x20 cm, 2008
La Risalita500 di Esther Biancotti
La Toscana si presenta come un laboratorio importante di esperienze e poetiche dell’arte ambientale e di nuovi modelli di azione e di interpretazione dello spazio urbano già a partire dagli anni ’70: Volterra, ancora attuale punto di riferimento, Prato e le ripetute esperienze dei comuni minori hanno dato l’avvio ad una serie di operazioni ed interventi che sottolineano la necessità di sviluppare pratiche di contaminazione che coinvolgano il tessuto urbano. La città è dinamica, esiste, vive, cresce, ciò che adesso conosciamo come capolavori dell’arte antica, rinascimentale o moderna sono stati contemporanei: l’arte mette in gioco affinità e reciprocità di cui nessuna civiltà può fare a meno, dà un senso alle azioni che hanno come movente solo un amore gratuito e come ricompensa il mantenimento dell’ordine universale. Il paesaggio urbano è in continua evoluzione, tende ad aggregarsi in nuove formazioni metropolitane che hanno bisogno di elementi caratterizzanti, di identità per entrare a far parte dell’immaginario collettivo. Vivere il contemporaneo vuol dire accettare la sfida ed essere disposti a percepire il linguaggio inconscio del mutamento che risponde a nuovi tracciati antropologici, per far ritrovare alla città quella voglia di raccontarsi, di svelarsi e di appropriarsi anche di quei “non luoghi” che contraddistinguono la società moderna, come sottolinea Massimo Bignardi. Diventano anzi i protagonisti per eccellenza, i destinatari più ricercati che si trasformano e trasformano l’immagine della città. In quest’ottica si pone l’operazione artistica Risalita 500 che si inserisce all’interno di un quadro progettuale, come auspica Enrico Crispolti, che sembra prendere forma con una certa sistematicità e tradursi in una costellazione di segni contemporanei anche in una città storica come Siena in cui le grandi tradizioni possono essere rivisitate nella loro capacità di suggerire esperienze che dialogano con la nostra sensibilità presente. Sono interventi che esprimono la volontà di ripensare al rapporto tra la città e la cultura contemporanea e che danno una rinnovata forza al nostro immaginario con un nuovo disegno dell’urbano, quale spazio di vita, luogo dell’etica e territorio del vivere comune. E questa è anche l’aspirazione dell’artista contemporaneo che avverte l’urgenza di riconquistare l’urbano, di lasciare le bianche sale museali per aprire lo sguardo alla città presente, viverla con la sua esperienza e lasciare un segno del suo passaggio.
E così dopo la discussa “pera di Cragg”, l’intervento in ceramica di Sauro Cardinali nella terrazza panoramica sugli Orti del Tolomei, anticipata dal percorso il Campo stellare di Fabio Mazzieri e dalla scultura esterna di Metzgler, ecco il nuovo murale, ideato da Fabio Mazzieri e Monica Putti. Un mosaico dove ogni tessera è un identità diversa, un’espressione diversa che gioca con le altre alla creazione di una pelle, un’epidermide che respira, si dilata; le linee di fuga corrono veloci, conducono lo sguardo e trasformano la percezione dello spazio. Un’opera corale, collettiva, un’insieme di voci che narrano all’unisono ma ognuno dalla sua postazione, segni sottoposti ai rumori della vita che ci accompagnano quando scendiamo o risaliamo in quella che da oggi la comunità riconoscerà come “Risalita500”. Da firme internazionali come Loris Cecchini, Maro Gorky, Mattew Spender, Franca Marini, Neil Tetkowski, Jay Milder, ai giovani di punta del panorama nazionale Francesco Carone, Fabiano Mattiolo, Cristian Posani, a nomi ormai conosciuti sul territorio come Ro Convertino, Gabriella Furlani, Alessandro Grazi, Daniele Ricco, Amedeo Lanci ,Vittorio Fosi, Oscar Staccioli, Plinio Tammaro, Gabriele Perugini, Antonio di Tommaso, Giuseppe Calonaci, Piergiorgio Balocchi solo per citarne alcuni, fino ad arrivare ai giovani allievi dell’Istituto d’Arte senese che partecipano con la realizzazione di oltre duecento mattonelle in bianco e nero. L’operazione si completa, o forse meglio dire prende avvio, con un’altra opera di Fabio Mazzieri, Cielo Klee, che accoglie il passante all’ingresso della risalita. Uno spaccato di cielo prima di addentrarsi nella fenditura terrestre, un richiamo per l’occhio che si sentirà attratto dall’ellisse che lo sovrasta; un omaggio a Klee, e contemporaneamente all’azzurro delle tavole primitive, un dialogo che si rinnova in un confronto dialettico tra passato e presente, tra la funzionalità contemporanea del luogo e la storicità medievale della chiesa di San Francesco, sbocco del viaggio sotterraneo.
Un percorso espositivo, sollecitazioni visive che si offrono spontanee alla collettività ed in cui non è importante conservare il significato della singola opera quanto apprezzarne piuttosto l'estetica complessiva, un piacevole “inciampo visivo” durante gli spostamenti del nostro vivere quotidiano per il curioso che si divertirà a scoprirne una dopo l’altra, ma anche per chi vi appoggerà soltanto uno sguardo distratto. La prospettiva d’azione si realizza, quindi, in una dimensione poetica dell’urbano che restituisce all’individuo la sua identità di soggetto attivo della ‘narrazione’ segnando un nuovo modo di avvicinare l’arte al pubblico.