vedi gallery foto di Massimo Mariniinstallazione multimediale, Human Rights Institute gallery, Kean University, Union, NJ,
1 feb - 20 giu 2018 lun - gio: 11 - 18, venerdì: 11 - 16, inaugurazione 1 feb 17-19
a cura di Neil Tetkowski
Immagini di uomini, donne e bambini ammassati su imbarcazioni di fortuna in balia della morte tra le acque del Mediterraneo non possono lasciarci indifferenti, non possono non modificare la nostra percezione della storia presente.
Elaborare attraverso le immagini dell’arte quella che possiamo definire una tragedia epocale può avere un senso. Come artista ho sentito l’esigenza e la responsabilità morale di farlo.
Con questa installazione ho però cercato di rappresentare non solo il viaggio di speranza a cui sono costretti milioni di migranti alla ricerca di una nuova vita, ma anche quel viaggio inteso come trasformazione interiore che ogni uomo e donna può dover intraprendere per superare, lasciarci alle spalle ciò che ancora non ci rende completamente umani. Una trasformazione che non può prescindere dall’incontro e accettazione del diverso, del non conosciuto e come tale da temere – il pericolo che il migrante rappresenta nell’immaginario collettivo della nostra società – che implica il riconoscimento nell’altro della nostra condivisa umanità senza cui costruire un mondo diverso e più giusto non è possibile.
Resti di ciò che un giorno era un riparo, frammenti di oggetti quotidiani impigliati su reti squarciate o come alla deriva dopo un naufragio, creano una scenografia che evoca un senso di smarrimento e lacerazione. Dall’oscurità di un paesaggio desertico senza vita il visitatore viene condotto lungo un percorso che porta all’incontro con i volti di quegli uomini e quelle donne che hanno sfidato la morte.
Il video alla fine di questo viaggio immaginario apre con il migrante Togolese
, vittima come tanti altri di razzismo e xenofobia, il cui ferimento scatenò i fatti di violenza che avvennero a Rosarno nel 2010.
Franca Marini, gennaio 2018